Amplificazione della Voce e del Suono

Un problema non sempre risolto

Tutte le sale di riunione o conferenze, le aule universitarie, i saloni per congressi, così come le chiese, oggi sono tutti ambienti dotati di un sistema di amplificazione.
Questo si è reso necessario affinché tutti i presenti possano fruire di un ascolto sufficientemente comprensibile della parola e dei suoni.

La diffusione dei sistemi di amplificazione però non è garanzia che le prestazioni siano mediamente accettabili.

Non solo perché pochi sanno come funzionano e dunque non li si usa in modo ottimale, ma anche perché l’investimento troppo spesso tende a collocarsi al livello più basso possibile.
Il criterio adottato infatti non è quello del professionista della parola, il quale ne conosce la grande potenzialità espressiva e dunque non accetta compromessi. In genere poi si sottovaluta la difficoltà del problema: ad esempio, mentre per gli specialisti del suono l’amplificazione di una chiesa è in assoluto uno dei lavori più complessi, per molti questo impianto è analogo al sistema di illuminazione: chi fa l’uno può fare benissimo anche l’altro.

I risultati però sono lì a dire chi abbia ragione.

La voce, l’orecchio e l’intelligibilità della parola

I suoni che distinguiamo meglio sono quelli generati dalle corde vocali umane (l’orecchio è fatto per ascoltare la voce dei nostri simili); quando invece le onde vanno al di sotto di una data frequenza (in termini tecnici 20 Hz) o si avvicinano a un valore massimo (20.000 Hz), l’orecchio umano non funziona più, è sordo. Va subito aggiunto che i valori indicati costituiscono un riferimento teorico, perché sono pochi gli individui ad avere un udito così perfetto e perché le due soglie (superiore e inferiore) non sono costanti: non solo variano da persona a persona, ma con l’età (e per comportamenti non corretti, come l’esposizione a livelli sonori troppo elevati) si verifica una progressiva perdita uditiva per tutti.

Di qui la maggior fatica degli anziani nel seguire un discorso anche solo un poco disturbato dal riverbero dell’ambiente.
Perché la parola sia riconosciuta si devono veri care alcune condizioni; due le principali: un volume sonoro sufficiente; le frequenze utilizzate non mascherate da altri suoni.

  1. a) Per quanto riguarda il volume, non sono in gioco dei valori assoluti, ma un rapporto tra il suono significativo e gli altri suoni presenti nell’ambiente. L’ascoltatore posto in un ambiente chiuso non riceve soltanto il suono diretto (l’onda sonora che parte dall’oratore e arriva a lui), ma anche il risultato delle riflessioni di quello stesso suono sulle pareti e sugli oggetti dell’ambiente. Questo secondo suono –riflesso– è composito e arriva all’orecchio dell’ascoltatore in ritardo rispetto al primo: se il ritardo è contenuto si ha la sensazione di un suono più vivo e pieno; quando invece il ritardo è maggiore, l’ascolto viene disturbato. Se poi l’insieme delle onde sonore continua a rimbalzare da una parete all’altra della sala, impiegando decimi di secondo per attenuarsi, si è in condizioni di riverbero e quindi di grave disturbo.
La strada da percorrere per migliorare la situazione non è aumentare la potenza dell’amplificazione. Molto meglio è scegliere altoparlanti a flusso sonoro orientato (le migliori sono quelle direttive digitali), studiandone una disposizione più efficace in modo da aumentare il volume del suono diretto e, dove possibile, lavorare sull’acustica dell’ambiente per ridurre i suoni riflessi e il riverbero.
  1. b) Le parole sono costruite da vocali e da consonanti. La loro riconoscibilità però dipende più dalle consonanti che dalle vocali, in quanto la differenza tra una parola e un’altra spesso è data dalle sole consonanti. Le prime, hanno un suono ben definito e prolungato; si collocano in una fascia di frequenze piuttosto bassa: l’orecchio le percepisce bene. Le consonanti sono invece suoni rapidi, non accentuati, distinguibili solo sulla base di piccole differenze; utilizzano frequenze più alte delle vocali: a parità di condizioni l’orecchio fa più fatica a riconoscerle.

Nella pratica le consonanti sono le prime a perdere rilievo sonoro; chi ascolta, di conseguenza, riceve una quantità minore di informazione utile, mano a mano poi che invecchia perde la sensibilità proprio nella fascia dei suoni acuti dove si collocano le consonanti.

Quando la comunicazione orale contiene informazioni nuove, la sua comprensione è a rischio, se la dizione è imperfetta o l’amplificazione inadeguata o la capacità uditiva ridotta.

L’impianto di amplificazione

L’impianto d’amplificazione viene normalmente composto da: microfoni, amplificatori, diffusori acustici (altoparlanti).
La scelta di ogni singolo componente della catena sonora è di fondamentale importanza per la garanzia di un risultato che rispetti gli argomenti n qui trattati. Ogni componente, che sia il microfono, l’altoparlante o addirittura il cavo audio, va scelto secondo specifiche caratteristiche che solo l’esperienza e la conoscenza tecnica possono stabilire; prerogative che nella GTS non mancano e che sono tenute bene in considerazione per far si che ogni impianto che si realizzi, sia tarato e risponda come deve nell’ambiente per il quale è stato progettato.

Gli inconvenienti e i problemi altrimenti sono dietro l’angolo, uno su tutti quando si parla di ambienti con grande reverbero naturale è il temuto “effetto Larsen”.

Un tipico forte fischio, segno evidente che il sistema di amplificazione non è stato progettato bene e/o non è gestito bene. Questa specie di corto circuito

sonoro non determina soltanto il ben noto fischio; prima di arrivare a tanto, causa distorsioni e ronzii meno evidenti ma tali da compromettere un buon ascolto. Un buon progetto deve garantire un ambito di utilizzo abbastanza ampio prima che il feedback sonoro si scateni. Decisive a questo riguardo sono la risposta acustica dell’ambiente, ma ancor di più, la qualità e la disposizione degli altoparlanti; la qualità dei microfoni e il settaggio di tutti i componenti. In ogni caso l’impianto di amplificazione, per quanto costoso e ben fatto, esige un’utilizzazione corretta e qualificata; ma noi della GTS sappiamo rendere semplice per l’utilizzatore finale ciò che per definizione semplice non è affatto.

Conclusione

Si è cercato di mettere in evidenza che per avere un ambiente e un sistema di amplificazione acusticamente validi bisogna tenere sotto controllo vari fattori, armonicamente coordinati: decisiva è la qualità dell’insieme, non il singolo apparecchio. È dunque indispensabile l’intervento di professionisti, non basta l’elettricista; indispensabili sono l’ingegnere o tecnico del suono che devono intervenire quando la costruzione è ancora sulla carta, dopo non solo può essere tardi per intervenire, ma i costi lievitano e il risultato è meno garantito.

Ma l’esperienza della GTS e i sui tecnici qualificati sapranno trovare la giusta soluzione per ogni ambiente e orecchio.

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